RC Auto, Ania nuovamente all’attacco

Nonostante l’anomalia del settore RC auto in Italia, con polizze che costano praticamente il doppio di quelle europee, Ania non sembra minimamente disposta a correggere una rotta che ha già prodotto quattro milioni di auto pirata, ovvero circolanti sulle nostre strade  senza contrassegno assicurativo.

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Trasformandosi di conseguenza in un pericolo per chi le conduce e per gli altri. Dopo la recente sentenza della Consulta riguardo alle microlesioni derivanti da incidenti, il numero uno di Ania. Aldo Minucci, chiede infatti al governo guidato da Matteo Renzi interventi tesi a ridurre le spese legali per le compagnie e, soprattutto, di riproporre la norma in base alla quale le riparazioni delle auto incidentate dovrebbero avvenire solo in autofficine convenzionate.

Proprio questa norma, prevista in un decreto emanato dal governo Letta, era stata stralciata per la stroncatura emanata dalla Commissione Giustizia della Camera. Una bocciatura derivante dal fatto che andava non solo a mettere nelle mani delle compagnie il destino di un interno comparto, costituendo quindi una turbativa al mercato, ma anche a riflettersi in maniera negativa sulla qualità degli interventi di riparazione.

E’ del tutto ovvio, infatti, che le officine convenzionate, spinte dalla mancanza di concorrenza e magari pressate dalle compagnie, potrebbero spingere al ribasso la qualità delle prestazioni, a discapito della clientela. La norma, peraltro, metterebbe in pericolo ben 60mila posti di lavoro, e proprio per questo motivo era stata pesantemente osteggiata dalle associazioni di settore.

Le parole di Minucci, sembrano però aver già fatto presa sull’esecutivo, se solo si pensa che la norma in questione, uscita dalla finestra, potrebbe presto rientrare dalla porta, essendo contenuta nella bozza del decreto Concorrenza attualmente in fase di elaborazione. Un decreto nato per favorire la rimozione degli ostacoli al mercato di alcuni settori, che però conterrebbe al suo interno la polpetta avvelenata che potrebbe invece segnare la fine della concorrenza tra autofficine.